La composizione alterata del microbioma intestinale è fortemente associata a sintomi persistenti nei pazienti con Covid-19 fino a 6 mesi dalla guarigione
La composizione alterata del microbioma intestinale è fortemente associata a sintomi persistenti nei pazienti con Covid-19 fino a 6 mesi dopo l’eliminazione del virus Sars-Cov-2. Lo ha riscontrato una ricerca pubblicata su Gut. Il long Covid è relativamente comune e colpisce 3 persone su 4 che riferiscono almeno un sintomo 6 mesi dopo il recupero dall’infezione. Stanchezza, debolezza muscolare e insonnia sono i sintomi più comunemente riportati. Una risposta esagerata del sistema immunitario, un danno cellulare o le conseguenze fisiologiche di una malattia possono contribuire allo sviluppo del long COVID. Non è chiaro esattamente cosa lo causi, o perché alcune persone sembrano essere più suscettibili rispetto ad altre.
Microbioma intestinale implicato nella gravità del COVID-19
Un numero crescente di prove ha implicato il microbioma intestinale nella gravità del COVID-19. E dato che l’intestino ha un ruolo importante nell’immunità, anche una risposta immunitaria disordinata all’infezione da COVID-19, indotta dai microbi residenti, può influenzare il processo di guarigione. Nello studio, sono stati reclutati 106 pazienti con COVID-19, trattati in 3 diversi ospedali tra febbraio e agosto 2020, e un gruppo di confronto di 68 persone che non avevano contratto il COVID-19. L’età media dei pazienti con infezione da COVID-19 era di 48 anni, poco più della metà erano donne e la maggior parte (81%) aveva un’infezione da lieve a moderatamente grave. Sono stati analizzati i campioni di feci dei partecipanti, al momento del ricovero, dopo 1 mese e dopo 6 mesi. I ricercatori hanno verificato inoltre la presenza dei sintomi da long Covid a 3 e 6 mesi dopo l’infezione iniziale da COVID-19. Anche la capacità aerobica e la resistenza, un indicatore di long Covid, sono state misurate in un test di camminata di 6 minuti. Il long Covid è stato riportato dall’81% dei pazienti a 3 mesi e dal 76% a 6 mesi. I sintomi più comuni erano affaticamento (31%), scarsa memoria (28%), caduta dei capelli (22%), ansia (21%) e disturbi del sonno (21%). L’analisi mostra che i pazienti con long Covid avevano un microbioma meno vario e abbondante rispetto ai pazienti che non lo sperimentavano o non si erano infettati con il virus. Tra le specie batteriche riscontrate nei pazienti con long COVID, 28 si sono ridotte e 14 si sono arricchite sia al ricovero sia a 3 e 6 mesi dalla dimissione dall’ospedale.
Le alterazioni del microbioma collegate al long Covid
In particolare, il microbioma intestinale dei pazienti con long Covid era caratterizzato da livelli più elevati di Ruminococcus gnavus , Bacteroides vulgatus e livelli più bassi di Faecalibacterium prausnitzii . I sintomi respiratori persistenti erano correlati con i patogeni intestinali opportunistici, i sintomi neuropsichiatrici e l’affaticamento erano correlati con i patogeni intestinali nosocomiali, inclusi Clostridium innocuum e Actinomyces naeslundii. Tutto ciò sottolinea che la diversità e la ricchezza dei batteri intestinali nei pazienti che successivamente hanno sviluppato un long COVID era significativamente inferiore a quella dei pazienti che non lo hanno fatto, suggerendo che particolari profili microbici intestinali possono indicare una maggiore suscettibilità. In conclusione, i ricercatori affermano che “Considerando i milioni di persone infettate durante la pandemia in corso, tali risultati sono un forte impulso alla considerazione della modulazione del microbiota per facilitare il recupero tempestivo e ridurre il carico della sindrome post-acuta COVID-19”.