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Risankizumab e psoriasi a placche

Risankizumab ha ottenuto un miglioramento del 100%, 90% o 75% delle lesioni psoriasiche

Risankizumab ha un’elevata efficacia nel trattamento dei pazienti con psoriasi da moderata a grave, sebbene sia stato riscontrato che alcuni fattori possono aver un impatto negativo sulla risposta alla terapia, come mostra uno studio italiano pubblicato su Dermatologic Therapy. Risankizumab, approvato per la psoriasi a placche da moderata a grave, è un anticorpo monoclonale che inibisce specificamente l’interleuchina IL-23 legando la sua subunità p19. Elevati livelli di efficacia e sicurezza sono stati dimostrati in diversi studi clinici dove un’ampia percentuale di pazienti ha una completa remissione dei sintomi. (PASI 90).


Elevata efficacia e mantenimento della risposta fino ad un anno

A causa della novità del farmaco, però la maggior parte degli studi è limitata alla sedicesima settimana. Per valutare l’efficacia fino alle 52° settimana e per indagare i fattori che possono influenzarne la risposta, i ricercatori italiani hanno condotto uno studio multicentrico retrospettivo in 166 pazienti con psoriasi da moderata a grave, in due diversi ospedali. L’efficacia è stata misurata dalla percentuale di pazienti che hanno ottenuto un miglioramento del 100%, 90% o 75% delle lesioni psoriasiche, secondo l’indice di gravità dell’area della psoriasi (PASI). Rispetto al basale, il punteggio PASI medio è diminuito da 12,5, indicando una malattia grave, a un decorso della malattia lieve di 1,9 alla 16° settimana. Ulteriori riduzioni sono state osservate a 28, 40 e 52 settimane con un punteggio PASI medio di 1,1, 1,3 e 0,5.


Fattori che possono ridurre la risposta alla terapia

Il precedente fallimento dei farmaci biologici, il fumo, l’obesità e il coinvolgimento articolare hanno determinato una risposta inferiore al risankizumab. In particolare, sono state osservate differenze significative nella PASI media in qualsiasi momento tra i pazienti con artrite psoriasica (PSA) e quelli non affetti da PSA: 2,7 vs 1,7, 1,9 vs 0,4 e 4,1 vs 0,5 rispettivamente a 16, 28, 40 settimane. Nessuna differenza nella risposta al risankizumab si è, invece, verificata in caso di coinvolgimento di aree difficili da trattare.

Articolo pubblicato su Farmacista33

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