Telemedicina è un’opportunità per una farmacia sempre più su misura per il paziente. Indagine sull’applicazione in cardiologia
La telemedicina in farmacia apre le porte a un futuro di opportunità e la pandemia ha permesso ha dato un’accelerazione esponenziale al suo sviluppo. Ora bisogna concentrarsi sull’ottimizzazione e standardizzazione dei servizi e sullo sviluppo di formazione clinica fondata su protocolli operativi. Queste le riflessioni che emergono da un’indagine della Sifac sulla telemedicina in farmacia applicata alla cardiologia.
Sifac e Fenagifar: indagine sui cambiamenti della telemedicina
In questi due anni di pandemia, la farmacia ha saputo cogliere con gran fermezza le sfide imposte dal momento, dimostrando di sapersi rinnovare velocemente e facendo maturare l’animo clinico che serbava dentro.
Uno degli aspetti più evidenti affiorati durante il periodo pandemico ha riguardato la discontinuità assistenziale e la difficoltà nell’erogazione delle prestazioni socio-sanitarie; da qui, la necessità di favorire una digitalizzazione della governance dei servizi e l’implementazione della platea di attori, cui delocalizzare tali servizi.
A tal proposito, la Società Italiana di Farmacia Clinica (SIFAC), in collaborazione con la Federazione dei Giovani Farmacisti (Fenagifar) e con il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli studi di Milano, ha condotto uno studio volto a indagare i principali cambiamenti nell’ambito della telemedicina durante il periodo pandemico all’interno delle farmacie italiane, con l’obiettivo di delineare i vantaggi, ma anche le possibili criticità, nell’impiego di questa nuova frontiera dei servizi.
L’indagine ha preso in esame la telemedicina cardiologica, ambito dei servizi al cittadino, tra i più utili per il suo carattere di emergenza/urgenza ed è stata condotta in due slot temporali differenti: «La prima fase, conclusasi prima della pandemia, ha permesso di far affiorare le principali criticità nello sviluppo ed erogazione di tali servizi; la seconda fase, ancora in corso, contribuirà a delineare eventuali cambi di paradigma nell’ambito dell’erogazione dei servizi a distanza in farmacia» afferma il presidente SIFAC, Corrado Giua Marassi.
Tra le criticità, la formazione, la remunerazione e la mancanza di tempo
La prima fase dello studio ha coinvolto 333 farmacisti. Lo scenario ha evidenziato che l’88% dei responders erogava in modo continuativo, servizi di telemedicina in ambito cardiologico.
Tra le principali criticità: la mancanza di una formazione specifica ad opera delle Istituzioni e delle Società scientifiche di riferimento (70,3%) e il rischio di rapporti conflittuali con la classe medica (63,7%).
Tra le difficoltà pratiche: la mancanza di tempo (80,2%) di linee guida (80,5%) e di strumenti di supporto alla consulenza (77,2%).
Tra le motivazioni economiche: la mancanza di remunerazione da parte del SSN (82,6%) e l’impatto economico iniziale per l’acquisto degli strumenti per l’attuazione del servizio (81,4%).
Infine, per quanto riguarda il percepito da parte del cittadino: scarsa conoscenza dei servizi offerti dalla farmacia (80,2%), poca predisposizione a pagare di tasca i servizi (79,9%) e remore nell’affidabilità degli strumenti impiegati (53%).
Con pandemia accelerazione esponenziale dei servizi di telemedicina in farmacia
Il periodo pandemico ha sancito il vantaggioso connubio tra telemedicina e farmacia e ha aperto porte ad un futuro di grandi opportunità.
Anticipando alcuni dei contenuti della seconda parte dello studio, Giua Marassi afferma: «L’emergenza sanitaria, ha permesso un’accelerazione esponenziale dei servizi di telemedicina in farmacia, ha connotato il farmacista di un ruolo più clinico, ha permesso l’alleggerimento del carico sui presidi ospedalieri e ha gettato le premesse per sviluppo di una medicina del territorio. Non resta dunque che concentrarsi sull’ottimizzazione e standardizzazione dei servizi e sullo sviluppo di un’adeguata formazione clinica fondata su protocolli operativi condivisi necessari ad offrire un servizio attendibile, omogeneo e qualificato, con elevati standard di qualità riproducibili».
Il farmacista rurale: con telemedicina in pandemia più vicini ai pazienti
La sfida alla digitalizzazione assume un valore ancor più rilevante nelle realtà rurali, perché è in questi presidi che la difficoltà di accesso ai servizi è più sentita e la lontananza dai centri assistenziali è maggiore.
Nicolina Floris -ricercatrice Sifac e titolare di una farmacia rurale dislocata in un territorio disagiato e sguarnito di servizi – in veste di partecipante allo studio, ribadisce: «È nelle realtà rurali che la pandemia ha colpito maggiormente, facendo percepire al cittadino la difficoltà di accesso alle cure, e la solitudine assistenziale; ma è proprio da qui che è partita con maggiore forza, la spinta al rinnovamento. Grazie anche ai sistemi di telemedicina, siamo stati messi nella condizione di poter sfruttare delle opportunità prima impensabili ed esser più vicini alle esigenze dell’utenza con un ruolo più ricco di legittimazioni; ora non ci resta che rispondere con una rigorosa formazione e un’organizzazione impeccabile dei servizi».